venerdì 22 agosto 2014

Sei copertine sono meglio di una...

I 'Four Symbols' di "Led Zeppelin IV"
Qualche tempo fa vi ho scritto della mia passione per le copertine dei dischi. Oggi cade l’anniversario dell’uscita di una cover che ha fatto storia e scuola: “In Through The Out Door” dei Led Zeppelin.
La band inglese non era nuova a pubblicare copertine insolite e, quantomeno, criptiche. Basti pensare a “Led Zeppelin III” con la possibilità di cambiare elementi della cover ruotando dei dischi dentro di essa. Oppure “Led Zeppelin IV” dove addirittura il nome della band non compare proprio e al suo posto troviamo i famosi ‘four symbols’.
Dal successivo “Houses Of The Holy”, Jimmy Page e soci iniziano una proficua collaborazione con quei geni dello studio Hipgnosis. Proprio Storm Thorgerson, fondatore dello studio, sviluppò il concept per l’ultimo album in studio della band inglese.
Il packaging originale di "In Through The Out Door"
Il disco veniva venduto in una busta di carta giallognola, simile a quella di un pacco postale, con il nome del gruppo e il titolo stampati come un timbro.
La copertina vera e propria, o meglio, le copertine vere e proprie, esistono difatti sei versioni differenti, rappresentavano sette personaggi in un bar. In ognuna delle versioni cambia il punto di vista, ogni volta è quello di uno dei personaggi presenti nella foto, il settimo punto di vista, quello dell’uomo con il completo bianco seduto al banco, è invece riportato in due immagini sulla busta interna.
Altra caratteristica grafica e il trattamento ‘seppia/colore’ delle immagini. Gran parte della foto è in fatti virata seppia, ma c’è sempre una pennellata, o un colpo di spugna, che elimina il viraggio su parte dell’immagine e ne rileva i colori originali.
Le sei copertine
Questo tipo di lavorazione era stato pensato da Thorgerson per dare l’idea di ‘una mano di colore’ su qualcosa di più antico, come ad indicare che questo disco dava il via a una nuova linea musicale intrapresa dal gruppo.
Un’ultima caratteristica unica della grafica, non della copertina, riguarda la busta interna, quella con le foto dal punto di vista dell’uomo al bancone, nella prima edizione le immagini era in bianco e nero ma si coloravano se inumidite. Questa caratteristica non veniva spiegata da nessuna parte nel disco, era lasciata come sorpresa (un easter egg ante litteram) per gli ascoltatori.
La busta interna del disco, 'colorata' ad acqua...
Ovviamente, il fatto di non poter sapere quale copertina di sarebbe capitata comprando il disco diede il via a una serie di acquisti selvaggi e di scambi ‘tipo figurine’ tra i collezionisti e i fan, con il risultato che un operazione comunicativa di spessore e fortemente innovativa si dimostrò anche un’ottima azione di marketing.

Gualtiero ‘BigG’ Tronconi

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