Ed ecco finito anche il memoir, come riportato in copertina, di Yngwie. Ammetto di non aver mai amato particolarmente ne la musica ne il personaggio di Malmsteen e questo libro ha avuto su di me un duplice effetto.
Se da una parte mi ha portato a capire che quello di Yngwie non è un personaggio ma proprio lui, come è davvero, dall'altra non è che mi abbia comunque fatto innamorare di lui.
Per quanto riguarda l'aspetto musicale il discorso è analogo, la tecnica del chitarrista svedese è assolutamente pazzesca e i racconti degli anni di studio «matto e disperatissimo» (citazione non di Yngwie ma di Leopardi) non possono che farmi apprezzare la devozione alla chitarra di questo ipertricotico musicista.
Di contro, tutto quello che racconta della sua musica e la 'pesantezza' che ci mette non smuove di un millimetro la mia voglia di ascoltarla.
Insomma, questo libro edito da Arcana (320 pag., € 19,50) è esattamente come Yngwie e la sua musica: smargiasso, sopra le righe, autoindulgente, ridondante, ampolloso e anche un po' sovrappeso.
Detto questo, se siete fan della chitarra elettrica e il vostro sogno è di suonare alla velocità della luce, non potete non leggerlo.
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