
Ma questo è un volume che potrebbero amare gli appassionati di fotografia, essendo Andy uno stimato fotografo con parecchi libri e mostre alle spalle (noi vi consigliamo "Throb", edito nel 1983, prima pubblicazione del chitarrista/fotografo). Nelle pagine si trovano molti riferimenti alla fotografia e al suo linguaggio. «Iniziando a fotografare tutto ciò che mi circonda, imparo presto a odiare la distorsione del grandangolo. (...) così passo a un tradizionale 50mm che mi permette di ottener risultati migliori. Adoro la sensazione della macchina fotografica tra le mani: è come una pistola pronta a sparare. Lasciandomi ispirare da Walker Evans, Diane Arbus, Henri Cartier-Bresson, Lee Friedlander e Ralph Gibson, mi aggiro di notte e tento di fotografare al buio con una pellicola ad alta sensibilità senza flash. In America sembra tutto una fotografia: la testa mi si riempie di immagini in bianco e nero, le mie mani stringono sempre la macchina. Con la band sempre più al centro dell'attenzione, la fotografia diventa un mondo privato nel quale posso ritirarmi ed essere solo». L'immagine muta sembra tornare come elemento di salvezza e momento privato nella vita, ormai perennemente pubblica, del chitarrista.
Insomma, se ancora non si fosse capito, il libro mi è proprio piaciuto, per gli aspetti musicali, per la storia di vita, per le citazioni fotografiche... e via così.
Lo consiglio a tutti, amanti dei Police o meno.
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